La Delibera 458 del 30/05/2018 del Policlinico Umberto I che indice una procedura aperta per “L’ACQUISIZIONE DI SERVIZI INFERMIERISTICI ED AUSILIARI DI SUPPORTO ALL’ATTIVITÀ SANITARIA, NELL’AMBITO DELLE STRUTTURE DELL’AZIENDA POLICLINICO UMBERTO I DI ROMA (importo/12 mesi di euro 22.515.000,00 +iva)”, apre un nuovo aberrante scenario sul mondo delle esternalizzazioni e dello sfruttamento.
Dopo decenni di politiche regionali improntate ad ingrassare le cooperative rosse e gialle appaltando interi pezzi della sanità pubblica, ora tutti scoprono (dopo una sentenza del Tribunale civile di Roma) che far lavorare fianco a fianco un infermiere / ausiliario della cooperativa ed uno strutturato significa fare intermediazione di manodopera!
Ma il meccanismo era stato costruito ad arte: blocco del turn over da una parte e appalti selvaggi dall’altra. Il guadagno per le Aziende sanitarie pubbliche non era certo in termini economici, infatti è ampiamente stato dimostrato che i lavoratori esternalizzati costano di più di quelli pubblici, anche se quello che arriva nelle loro tasche è la miseria decurtata dal guadagno delle Cooperative. Si parla di un differenziale minimo del 30%, a seconda degli appalti, tra la paga oraria percepita dal lavoratore esternalizzato e quanto pagato dall’Azienda alla cooperativa. Il vero guadagno è il ricatto continuo al quale sono sottoposti questi lavoratori, la perdita di diritti e non ultimo il clientelismo dilagante che questo processo comporta. Infatti per essere assunti da una cooperativa non serve concorso, ma solo le giuste conoscenze.
Adesso, dopo la sentenza, si doveva trovare una soluzione. Ed è stata ovviamente trovata la peggiore: dividere l’appalto in 6 lotti (Area Medica, Area chirurgica, Emergenza etc), consegnare ognuno di questi “settori” dell’assistenza pubblica a diverse cooperative che avranno una competenza esclusiva “nell’organizzazione, responsabilità e rischio”. Tutto questo per 12 mesi rinnovabili per altri 12.
Il progetto è chiaro: mandare via su due piedi 800 lavoratori avrebbe avuto un impatto enorme in termini di conflittualità sociale e di garanzia dell’assistenza. Gli esternalizzati rappresentano attualmente il 70 % del personale turnante del Policlinico. Ora con 6 possibili padroni diversi (tanti sono i lotti individuati) tutto diventa più facile. Si parla di preservare il personale delle cooperative in servizio da almeno 3 mesi (clausola sociale) “garantendo gli stessi trattamenti normativi e retributivi” previo “accertamento di compatibilità con l’organizzazione di impresa scelta” (?) e fermo restando che l’aggiudicazione avvenga a “condizioni non inferiori a quelle preesistenti” (art. 7 della L.R. 16/2007). Oltre questi miseri paletti la guerra è aperta. La delibera dice chiaramente che “il costo complessivo derivante dalla fornitura dei servizi infermieristici subirà un decremento progressivo (costo cessante), in seguito all’internalizzazione del servizio tramite assunzione di personale infermieristico a tempo indeterminato (costo emergente), compatibile con la previsione declinata nel piano di rientro triennale….”. E, a questo proposito, dà la possibilità all’Azienda di recedere in tutto o in parte dal contratto in qualsiasi momento. Il “costo cessante” sono i lavoratori delle Cooperative, il “costo emergente” i lavoratori in graduatoria nel concorso pubblico bandito dal Policlinico nel marzo 2016 e concluso nell’agosto 2017. Peccato che le due classificazioni non coincidano dal punto di vista delle persone e delle loro vite!
Quello che ci sembra “fantastico” è che nella stessa delibera viene implicitamente ammesso che il costo dell’internalizzazione sarà conveniente per l’Azienda! Tanto che cita: “CONSIDERATO che dall’analisi dell’impatto economico complessivo dei costi emergenti (progressiva assunzione di personale dipendente) e dei costi cessanti (progressivo minor ricorso all’esternalizzazione del servizio infermieristico), emerge un quadro economico sostanzialmente in equilibrio, pur con una prevalenza dei costi cessanti”.
Per farla breve un tentativo di dividere i lavoratori delle cooperative, facendoli dipendere da più padroni, per preparare il loro licenziamento nei prossimi due anni, il tutto condito con l’annuncio demagogico della reinternalizzazione dei Servizi…senza PERO’ STABILIZZAZIONE DEI LAVORATORI!
Solo un fronte unico di tutti i lavoratori esternalizzati può bloccare questa nuova politica regionale che, prendendo il peggio del vecchio, aggiunge un ulteriore e drammatico elemento di sfruttamento: la divisione in lotti. Contro la divisione dei lavoratori dobbiamo rispondere con l’unificazione del conflitto. Con la solidarietà di classe di tutti coloro, lavoratori e utenti, che lottano per una sanità pubblica universale e gratuita e per un lavoro dignitoso a parità di salario e di diritti per il personale sanitario di qualsiasi provenienza.
19/06/2018 Cobas Sanità Università e Ricerca