Sacra Famiglia nasce nel 1896 quando fu aperto a Cesano Boscone l’Ospizio Sacra Famiglia per gli incurabili della campagna milanese. Con la legge 118 del 1971, l’Istituto Sacra Famiglia diventa centro interregionale di riabilitazione e nel 1977 viene riconosciuta come I.P.A.B. (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza). Nel 1997 la Sacra Famiglia lascia la veste giuridica pubblica di I.P.A.B. e assume quella privata di Fondazione ONLUS. Ai tempi in cui era I.P.A.B applicava ai suoi dipendenti il CCNL della Sanità Pubblica ma dopo la privatizzazione il primo anelito fu quello di cancellare il contratto.
Ai nuovi assunti dopo il 30 giugno 1997 applica il CCNL ARIS mentre agli altri mantiene il CCNL della Sanità Pubblica. Poi finalmente il colpo di genio: il 27 giugno 2000 riesce ad ottenere dalle OO.SS. un Contratto Integrativo Aziendale per tutti i dipendenti che CANCELLA DEFINITIVAMENTE ogni residuo applicativo del Contratto pubblico.
Nell’ottobre 2007 la Sacra Famiglia disdetta il CIA e annuncia che agli assunti dal luglio 1997 applicherà il contratto ARIS. La decisione trova l’opposizione delle OO.SS. e nel maggio 2008 Sacra Famiglia recede dalla disdetta del CIA ma comunica che avendo aderito all’Associazione UNEBA ai nuovi assunti dal 31 marzo 2008 applicherà il CCNL UNEBA.
Il richiamo a quello che è successo nel 2008 non è casuale perché questa strategia di attacco ai diritti dei lavoratori in Sacra Famiglia prosegue ininterrottamente dalla trasformazione in Fondazione fino ai giorni nostri.
Nel 2010 viene firmato un nuovo CIA che tiene insieme i vecchi ARIS e i nuovi UNEBA ma per capire che i tempi sono cambiati in premessa indica che il contratto è sotto la cappella dell’UNEBA. IL CIA rimane in vigore fino al 2016 e in modo sempre più evidente Sacra Famiglia avanza la pretesa di estendere l’UNEBA a tutti i dipendenti anche a quelli con contratto ARIS.
Con questo ricatto sullo sfondo nel 2016 vien siglato un Accordo Ponte, di natura squisitamente economica, che determina un importante taglio ai salari privando i lavoratori degli inventivi alla produzione, delle giornate di festività soppressa, ecc. per un totale di 3 milioni di euro in 4 anni in cambio della promessa da marinaio di non applicare anche ai lavoratori con CCNL ARIS il contratto UNEBA.
La Fondazione ringrazia e intasca i soldi dei lavoratori ma alla scadenza dell’accordo ribadisce la sua intenzione di applicare l’UNEBA a tutti. Parte una nuova trattativa dove la Fondazione disegna un quadro terribile: 38 ore, disponibilità a compensare la perdita di molti istituti contrattuali (malattia, ferie, indennità, ecc.) con cifre che non mettono in discussione il suo piano di tagli che dovrebbe portare un bottino di 10 milioni di euro in 4 anni se applicato senza compensazioni. La Fondazione propone 4 milioni di euro per compensare ma a quel punto diventa chiaro che 1,5 milioni di euro (dovuti alla cancellazione dell’ARIS e del CIA) verranno prelevati dalle tasche dei lavoratori.
Questi ultimi riusciranno finalmente a incazzarsi, impongono in assemblea alle OO.SS. di non firmare accordi di svendita e dicono chiaramente che il nuovo CIA dovrà garantire le tutele ARIS.
È dunque finita così. Non proprio la Fondazione decide di applicare unilateralmente il CCNL UNEBA, sfidando le OO.SS. anche sul piano legale, visto che ha stracciato le norme di salvaguardia a suo tempo sottoscritte.
Le OO.SS. dovranno difendersi in tribunale ma hanno dimostrato di non averne poi tanta sicurezza di farlo. Ma per non sbagliarsi nel frattempo hanno richiesto la riapertura delle trattative. La Sacra Fondazione si è dichiarata disponibile ma l’applicazione unilaterale dell’UNEBA rimane in essere.
Questo non è importante solo all’interno della Sacra Famiglia ma ha una ricaduta molto più ampia. L’azione della Fondazione in questi ultimi mesi si è caratterizzata per il tentativo di normalizzare le relazioni sindacali riducendo ancora di più l’agibilità del sindacalismo di base, uscito complessivamente malconcio dall’ultima tornata elettorale delle RSU, dove ben 6 sigle sindacali iscrivibili in quest’area si sono ferocemente dilaniate tra di loro, in nome di personalismi e di tanta ottusitàcol risultato di regalare la maggioranza della RSU a CGIL-CISL-UIL. Eppure il sindacalismo di base in questa Fondazione è stato fortemente radicato al punto che al momento della costituzione del COBAS Sanità in questa Fondazione la somma degli iscritti di COBAS e CUB erano di gran lunga superiori a tutti gli iscritti delle altre OO.SS. messi insieme.
L’incapacità di saper leggere quello che stava succedendo in Sacra Famiglia e più in generale nella sanità condito da una forte dose di personalismi patologici ha impedito di poter organizzare un blocco unico di lavoratori, in grado di difendere non solo salario e contratto ma l’idea stessa di un modo differente di pensare l’assistenza.