Questo celebre motto romanesco è quello che più di ogni altro descrive la rabbia malcelata del Fatebenefratelli per l’ennesima brutta figura collezionata dall’Istituto nel tentativo grottesco di licenziare Mariangela.
Per ben 3 volte, sia davanti al Giudice del lavoro che alla Corte di Appello, la pretesa del Fatebenefratelli di cacciare via Mariangela è risultata palesemente illegittima e per ben 3 volte l’Istituto è stato condannato al pagamento delle spese.
Il Fatebenefratelli ha dimostrato ancora una volta di non sapersi rassegnare, di essere quasi posseduto da un’ossessione, di sentirsi investito da una missione a cui non può sottrarsi.
Quello che ci rimarrà di questo attacco volgare e maldestro è l’arroganza di aver confezionato un’accusa priva di fondamento che si è subito rivelata inattendibile, perché il licenziamento di Mariangela era frutto di prove inconsistenti, utilizzate dal Fatebenefratelli solo per poter giustificare la sua espulsione dal lavoro.
Colpire Mariangela rappresentava per il Fatebenefratelli lo strumento per “ricordare” ai lavoratori che in questo luogo di lavoro non c’è spazio per chi rivendica dignità e non accetta di sottomettersi ai diktat dell’Amministrazione.
In dibattimento sono arrivati addirittura a sostenere che non fosse un loro onere dimostrare le accuse mosse a Mariangela per licenziarla. Per diritto divino insomma.
Per loro era un diritto coprire Mariangela di fango, trasformarla in una lavoratrice senza coscienza che aggrediva gli ospiti. Lo hanno fatto senza ritegno fino a coprirsi di ridicolo.
Volevano spaventarci ma non ci sono riusciti, volevano farci stare in silenzio ma non ci siamo fatti togliere la parola. Ma soprattutto non siamo stati disponibili, neanche per un attimo, a svendere la nostra dignità.
A differenza di qualche sindacato che vanta blasoni e vive perennemente in attesa sullo zerbino, noi ci siamo difesi e siamo riusciti a sconfiggere chi voleva distruggerci, accusando Mariangela di fatti insussistenti.
Mariangela in questi due anni pesanti è stata sempre sostenuta dai lavoratori e questo l’ha aiutata a resistere a questa dura prova, che hanno capito la portata devastante di quell’aggressione, che guarda a caso era arrivata alla fine della lotta sull’orario di lavoro.
Lo abbiamo già scritto quando Mariangela ha vinto il ricorso ed è stata reintegrata al lavoro ma lo ribadiamo con tutta la rabbia che ci ha regalato questa vicenda: il Fatebenefratelli esce pesantemente sbugiardato e scornato da quest’aggressione e noi pensiamo che lo siano altrettanto anche coloro che hanno trovato comodo reagire col silenzio all’ingiustizia di questo licenziamento.
Con Mariangela hanno vinto i lavoratori perché è stato spezzato uno strumento di ricatto; ha perso invece l’idea cara al Fatebenefratelli, che ha sempre ritenuto che alle sue decisioni non ci si può contrapporre.
La fiera testardaggine di Mariangela dimostra il contrario, dimostra che la lotta dei lavoratori paga più di quanto qualcuno voglia far credere.
COBAS FATEBENEFRATELLI